Pubblicato in 2021, Le notizie del portale a buon diritto il 25 gen, 2021

I nuovi decreti sicurezza

I nuovi decreti sicurezza | A Buon Diritto Onlus

Non tutti i cittadini hanno gli stessi diritti e, in assenza di un effettivo riconoscimento dei diritti umani, appena si varca il confine di un altro paese la loro formale inviolabilità si fa retorica

Come noto, la dialettica tra universalità dei diritti e particolarità dell’ordinamento politico chiamato a riconoscere quelle tutele a una comunità di cittadini segna la storia delle diseguaglianze e delle forme di coercizione moderne sin dalla Rivoluzione francese. 

Come già accennato su queste pagine, c’è un nesso tra le forme di imbrigliamento della forza lavoro, la mobilità delle persone e le protezioni garantite a diversi segmenti della popolazione. Nonostante il senso comune nazionalpopulista si riferisca al tempo presente come a un periodo storico dove la libertà di movimento di merci, capitali e persone va di pari passo, è cruciale registrare la selettività con cui questi diversi flussi vengono gestiti, incanalati e gerarchizzati. 

La violenza della “Fortezza Europa” è ampiamente documentata e denunciata, ma piuttosto che analizzare queste manifestazioni di brutalità dal punto di vista della disumanità di chi ci governa e dalla passività di chi si trova a essere governato, ci appare più utile provare a inquadrare questa dinamica all’interno delle contemporanee forme di accumulazione che fanno della mobilità della popolazione, e della divisione della stessa, un essenziale elemento di governo della società e dell’economia. 

A scontare i danni del regime confinario europeo sono i migranti della periferia dello spazio europeo, così come chi viene da altre zone geografiche dove la vita è più precaria e insicura. Il sogno della cittadinanza europea che avrebbe dovuto disarticolare cittadinanza e nazionalità non si è realizzato e sempre più si va determinando un apartheid europeo, come lo hanno chiamato Étienne Balibar e Sandro Mezzadra, rispettivamente in Noi cittadini d’Europa? (Manifesto libri 2004) e in La condizione postcoloniale (ombre corte 2008). 

La discriminazione sociale e normativa, la retorica dello scontro di civiltà, non servono a impedire l’ingresso dei migranti ma servono piuttosto a inserirli in una posizione subalterna all’interno delle gerarchie delle economie e delle società europee.


L'articolo di Francesco Portoghese (A Buon Diritto) e Bruno Montesano per Gli Asini continua qui.