Pubblicato in 2022, Le notizie del portale a buon diritto il 30 set, 2025
Oltre le politiche di rimpatrio e il Memorandum Italia-Libia: le associazioni chiedono politiche effettive di protezione
La campagna Voluntary Humanitarian Refusal promossa da ActionAid, A Buon Diritto, ASGI, Differenza Donna, Le Carbet, Lucha y Siesta e Spazi Circolari, il cui manifesto è stato firmato da 64 associazioni e 320 persone, si conclude in un momento cruciale per le politiche migratorie italiane ed europee. Insieme all’On. Scarpa e Refugees in Libya abbiamo presentato presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati i risultati della campagna e richiedendo intervento immediato al Governo in vista di due scadenze politiche dirimenti: il rinnovo del Memorandum Italia-Libia e la discussione sulla prossima Legge di Bilancio 2026.
La campagna Voluntary Humanitarian Refusal in questi mesi ha denunciato l’uso distorto e strumentale dei cosiddetti rimpatri “volontari” da paesi di transito come la Libia e la Tunisia. Le testimonianze sono inequivocabili: quando la scelta è fatta dentro centri di detenzione, sotto minaccia di espulsione o in contesti di violenza e violazione sistematica dei diritti fondamentali, non c’è nulla di volontario. Si tratta di espulsioni camuffate.
Il Governo deve decidere ora se continuare a finanziare questo sistema. Il Memorandum Italia–Libia è in scadenza a febbraio 2026, ma la decisione sul rinnovo automatico per altri tre anni dovrà essere presa già a partire da novembre di quest’anno. Continuare su questa strada significa accettare di aggirare il principio di non respingimento (non-refoulement) e sostenere finanziariamente Paesi che espongono le persone migranti a torture, sfruttamento e violenze. Chiediamo un’interruzione immediata degli accordi di esternalizzazione delle frontiere che trasformano la protezione in un esplicito obiettivo di contenimento dei flussi migratori.
Ribadiamo tre richieste nette:
- stop ai finanziamenti italiani a programmi di rimpatrio “volontario” dai Paesi di transito;
- stop agli accordi di esternalizzazione delle frontiere che trasformano la protezione in contenimento;
- trasparenza, monitoraggio e garanzie sui fondi pubblici, affinché siano usati per tutelare i diritti, non per negarne l’esercizio.
La campagna VHR denuncia l’uso strumentale e distorto dei rimpatri volontari da paesi di transito quali Libia e Tunisia, luoghi dove i diritti fondamentali delle persone sono sistematicamente violati. In questi contesti, il rimpatrio non è una scelta libera, ma un’alternativa imposta dalla mancanza di opzioni sicure, trasformandosi di fatto in un’espulsione camuffata. L’Unione Europea e i suoi stati Membri anziché garantire protezione, finanziano programmi che riportano le persone nei luoghi da dove sono fuggite, esponendole nuovamente a violenze e discriminazioni.ù