Pubblicato in 2022, Le notizie del portale a buon diritto il 25 nov, 2022

Tribunale di Roma: le lunghe file davanti alla Questura violano i diritti umani

Tribunale di Roma: le lunghe file davanti alla Questura violano i diritti umani | A Buon Diritto Onlus

Sottoporre persone che vogliono fare domanda d’asilo a file interminabili e nottate al freddo e al gelo fuori dalla Questura lede i diritti umani ed è incostituzionale. 

Lo ha riconosciuto il Tribunale di Roma con una sentenza che speriamo porti a una revisione radicale delle modalità con cui vengono gestite le richieste d’asilo nella nostra città. 

La sentenza arriva come risposta al reclamo presentato dall’avvocata Laura Barberio di A Buon Diritto sulla vicenda di A.

Arrivato in Italia dal Gambia A. si era rivolto allo sportello legale di A Buon Diritto nel 2021. Per otto volte ha provato a chiedere asilo presso l'Ufficio Immigrazione della Questura di Roma, ma ogni volta gli veniva detto di tornare il giorno successivo perché era stato raggiunto il numero massimo di richieste. 

Diverse volte A. ha fatto la fila di notte fuori dal cancello della Questura, dormendo lì dalla sera prima. E purtroppo non solo a lui ma tante persone in questi anni.

Dallo sportello legale abbiamo inizialmente scritto una PEC chiedendo di fissare un appuntamento e facendo presente che il fatto di non riuscire a presentare domanda d'asilo esponeva il richiedente al rischio di essere espulso, oltre a impedirgli di accedere all’accoglienza, al servizio sanitario nazionale, ad avere un contratto di lavoro o d’affitto regolare.

La Questura ha risposto che non era possibile fissare un appuntamento. Abbiamo allora inviato una formale diffida a ricorrere in giudizio in caso di mancata fissazione di un appuntamento, ma non abbiamo ricevuto risposta.

A quel punto una delle avvocate che collabora con il nostro sportello ha presentato un ricorso d’urgenza al Tribunale di Roma. In prima battuta il ricorso è stato respinto perché secondo il giudice il fatto di non riuscire a presentare la domanda di asilo non era causa di un pericolo grave. 

Abbiamo allora presentato un reclamo contro il provvedimento di rigetto ed è stato accolto: il Tribunale di Roma ci ha dato ragione e ha ordinato alla Questura di fissare ad A. un appuntamento per presentare la domanda di asilo.

La cosa più significativa, che crea un precedente importante, sono le motivazioni con cui il Tribunale di Roma ha spiegato la decisione.

Il Tribunale ha ribadito che il diritto a presentare domanda di protezione internazionale è un diritto assoluto, oltreché costituzionalmente garantito dall’art.10 comma 3 della nostra Costituzione: diritto negato ad A. dal comportamento dell'Ufficio Immigrazione della Questura di Roma.

Ha affermato che l’Amministrazione è obbligata a organizzarsi in modo da garantire il rispetto dei termini di legge per la verbalizzazione della domanda di protezione internazionale e un facile accesso alla procedura.

Ha evidenziato che il fatto che a Roma venga consentito di formalizzare solo un numero limitato di domande d'asilo al giorno viola i diritti fondamentali dei richiedenti asilo "costretti per intere notti innanzi ai cancelli della Questura".

Che questa violazione espone i richiedenti asilo a una situazione lesiva della loro dignità umana in quanto li priva della possibilità di procurarsi mezzi di sussistenza legali, di accedere al sistema di accoglienza e li espone al rischio di vivere per strada.

E che questa situazione è ancora più grave considerata la vulnerabilità del ricorrente, che è stato vittima di tortura in Libia, è affetto da un conseguente disturbo post traumatico da stress e necessiterebbe di una presa in carico terapeutica. 

Siamo soddisfatte e soddisfatti di questa pronuncia, perché le persone straniere non possono vedere sistematicamente violati i propri diritti e le autorità che lo fanno non possono rimanere impunite.

Resta l’amarezza che tutto ciò è stato possibile solo con un enorme dispiego di energie e di tempo, soprattutto per la persona coinvolta. E fa arrabbiare che solo incontrando associazioni, avvocati, sportelli e dopo lunghe trafile giudiziarie le persone possano vedersi riconoscere diritti che spettano loro, appunto, per diritto. 

I diritti umani non sono una concessione. Non smetteremo di ricordarlo a chi fa finta di non saperlo o se lo dimentica.

Un ringraziamento particolare alle avvocate Laura Barberio e Gennyfer Giardi per il lavoro che hanno fatto e che fanno ogni giorno. Qui è possibile leggere il provvedimento integrale del Tribunale di Roma.