Pubblicato in 2021, Le notizie del portale a buon diritto il 08 dic, 2021

Verità e giustizia per Wissem Ben Abdellatif

Verità e giustizia per Wissem Ben Abdellatif | A Buon Diritto Onlus

Wissem Ben Abdellatif, 26 anni, è arrivato a Lampedusa dalla Tunisia a fine settembre. Dopo essere stato trattenuto per dieci giorni su una nave quarantena davanti alla Sicilia è stato trasferito nel Centro per il rimpatrio (CPR) di Ponte Galeria a Roma.

Per due volte qui è stato sottoposto a visita da uno psichiatra della Asl. Dopo la richiesta da parte di quest’ultimo di approfondire la diagnosi, il 23 novembre Wissem è stato trasferito al pronto soccorso dell’ospedale Grassi. 

Dopo altri due giorni viene ricoverato al Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura del San Camillo, dove morirà il 28 novembre per «arresto cardiocircolatorio». Di cosa è morto dunque Wissem? Questa domanda non ha ancora una risposta chiara.

Quello che sappiamo è che in ospedale è stato legato mani e piedi probabilmente per giorni. 

Il documento sanitario ufficiale dove è indicata la necessità di «contenere» il paziente perché «aggressivo» è del 25 novembre. Vengono annotati i controlli del 26 e del 27, ma non viene specificata la durata della contenzione e non vengono registrati gli orari di inizio e di fine del trattamento. 

È quindi possibile ipotizzare che Wissem Ben Abdellatif sia rimasto legato ininterrottamente, mani e piedi, per oltre 61 ore.

Torna alla mente la vicenda di Franco Mastrogiovanni, il maestro elementare ricoverato ad agosto 2009 nell’Spdc dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania, legato a un letto di contenzione per 87 ore, anche dopo il decesso.

O la storia di Elena Casetto, non ancora ventenne, che il 13 agosto del 2019 è morta carbonizzata nel reparto di psichiatria dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo. Durante l'incendio della sua stanza Elena era legata al letto mani e piedi, la porta chiusa a chiave dall’esterno. 

Di tutte queste vicende ci siamo occupati anche come promotori della campagna E tu slegalo subito, che chiede l'abolizione della contenzione meccanica in psichiatria. La quale, secondo una ricerca del 2004 - e le cose non sembrano cambiate nel frattempo - viene praticata nell’80% degli Spdc, e interessa anche le Residenze sanitarie per anziani (Rsa) e i reparti di neuropsichiatria infantile. 

Sulla morte di Wissem Ben Abdellatif occorre ora fare piena chiarezza e giustizia. E occorre aprire un dibattito serio e operare un cambio di rotta radicale in materia di contenzione, così come in ambito di detenzione dei cittadini stranieri nel nostro paese.

Perché non è possibile continuare a morire legati, né essere privati della libertà e della dignità sulla base della propria nazionalità o del possesso di documenti di soggiorno. 

Lo dobbiamo a Wissem e a tanti, troppi altri e altre.


Sulla vicenda si è espresso anche il nostro presidente, Luigi Manconi, in un articolo su La Repubblica dell'8 dicembre 2021.