Pubblicato in 2017, Le notizie del portale a buon diritto il 23 ago, 2017

Comunicato stampa 23 agosto 2017

Comunicato stampa 23 agosto 2017 | A Buon Diritto Onlus

In questi giorni A Buon Diritto ha monitorato attentamente le vicende dello sfratto dell'occupazione di Via Curtatone del 19 agosto e i suoi sviluppi quotidiani, che hanno visto centinaia di persone - tutte titolari di permesso di soggiorno per protezione internazionale e alcune anche con un lavoro - accamparsi nella piazza antistante l'immobile, in assenza di soluzioni strutturali da parte delle istituzioni. Anche oggi, dalle 8 e 30, quando ci è arrivata la notizia dello sgombero degli ormai già sgomberati, i nostri operatori si sono recati sul posto per offrire assistenza alle persone private del loro alloggio e per cercare una mediazione con gli attori istituzionali. Il coordinamento tecnico servizi e accoglienza del Comune di Roma ha offerto 80 posti (60 per uomini e 20 per donne) in un centro nei pressi di Torre Maura, per un minimo di 6 mesi; mentre apprendiamo da un comunicato stampa della Prefettura di Roma (http://www.prefettura.it/FILES/allegatinews/1199/COMUNICATO_STAMPA_dopo_COSP_23_AGOSTO_2017.pdf) che nella riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, organizzato per oggi e a cui hanno partecipato Questore, rappresentanti delle forze di Polizia, Assessore al patrimonio e politiche abitative, Segretario generale della Regione Lazio, rappresentanza dell'Assessore a persona, scuola e comunità solidale, è stata raggiunta un'intesa con IDEA FIMIT s.p.a., la società proprietà dell'immobile sgomberato, che ha messo a disposizione alcune unità abitative, sempre di sua proprietà e a titolo gratuito, ma al di fuori dalla città e senza aver ancora definito tutti i dettagli necessari (posti disponibili, stato degli immobili, collegamenti con la Capitale, tempistiche e durata dell'alloggio). Tuttavia, al momento, le persone che si sono stabilite a piazza Indipendenza hanno rifiutato tali soluzioni, vista anche l'assenza di proposte ufficiali – non era presente neanche un membro della Giunta comunale - e di un confronto chiaro e diretto con gli attori istituzionali. I motivi del rifiuto sono duplici: da un lato queste persone hanno già beneficiato in passato delle misure di accoglienza e sono ormai autonome o verso la fine del loro percorso di integrazione - pertanto un ritorno ad un sistema di accoglienza, che prevede erogazione di pasti, orari da rispettare e altri limiti - svilirebbe tutti gli sforzi compiuti sino ad ora, rendendo tale intervento puramente assistenzialista e controproducente; dall'altro, la soluzione abitativa al di fuori di Roma renderebbe difficoltoso proseguire l'attività lavorativa che molti di loro hanno avviato con numerosi sforzi e un ottimo percorso di integrazione e autonomia. A ciò bisogna aggiungere l'istruzione di numerosi minori, che già da anni frequentano le scuole della zona e sarebbero costretti a cambiare istituti, rendendo più difficile il loro inserimento nel tessuto sociale romano. Restiamo quindi in attesa di ulteriori sviluppi e continuiamo a mettere a disposizione le nostre risorse perché siamo fermamente convinti che questo tipo azioni creino solo tensione sociale tra fasce più deboli e minino alla base qualsiasi sforzo di chi ha bisogno di protezione e di attività qualificate per riappropriarsi della propria esistenza.