Pubblicato in 2017, Le notizie del portale a buon diritto il 26 lug, 2017

Caro de Magistris, parole chiare sul caso Ibrahim

Caro de Magistris, parole chiare sul caso Ibrahim | A Buon Diritto Onlus

Ibrahim MannehIl Manifesto, 26 luglio 2017

Lettera aperta di Luigi Manconi (Presidente della Commissione Diritti Umani al Senato e Presidente di A Buon Diritto) al sindaco di Napoli Luigi De Magistris.

Gentile Sindaco Luigi De Magistris,

apprendo quanto accaduto nella sua città, Napoli, a Ibrahim Manneh, l’ivoriano di 24 anni morto il 10 luglio 2017. Secondo alcuni testimoni, quel tragico decesso sarebbe avvenuto tra l’indifferenza di sanitari, forze dell’ordine e operatori del 118. So bene che l’accertamento dei fatti e delle responsabilità è compito degli organi giudiziari, ma in qualità di primo cittadino, Lei ha la possibilità e il potere di informarsi per comprendere cosa sia realmente accaduto al di là delle responsabilità penali.

Come Presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato, sono interessato a capire la dinamica degli accadimenti e le loro diverse cause. Finora, dalle informazioni di cui si dispone, sembrano incontrovertibili i fatti che seguono e che denotano, se confermati, una grave negligenza da parte di più soggetti. In particolare, va verificato il ruolo svolta da:

1. La struttura sanitaria di Loreto Mare. In prima istanza, il giorno 9 luglio 2017, Ibrahim viene dimesso nonostante i forti dolori all’addome e il frequente vomito. Quando il giorno successivo il giovane ritorna in ospedale, nessun medico o infermiere informa i familiari circa il suo stato di salute e il successivo decesso viene comunicato loro con enorme ritardo.

2. Gli operatori del 118. Delle due ambulanze chiamate in soccorso di Ibrahim nelle ore serali del 9 luglio, nessuna accorre sul posto, in quanto, via telefono, si valuta che il suo stato di salute non richiederebbe l’intervento delle autolettighe.

3. Le pattuglie dei Carabinieri. Il giovane e i suoi amici si rivolgono a due gazzelle per ottenere aiuto (in uno dei due casi Ibrahim è a terra in preda ai dolori) ma nessuno presta soccorso; e ai presenti viene intimato di allontanarsi.

A ciò si aggiunge il comportamento a dir poco incivile di un tassista stazionante in piazza Mancini, che si rifiuta di condurre Ibrahim in ospedale perché «non ha l’autorizzazione della polizia» (?).

Tutte queste azioni e tutte queste omissioni non sono necessariamente da attribuirsi a pregiudizio etnico e ad atteggiamenti di intolleranza xenofoba. Ed è vero che – sentiamo già qualcuno sostenerlo, con un filo di giustificazionismo – potrebbe accadere a qualunque cittadino napoletano quanto accaduto ad Ibrahim. La malasanità e la maleducazione ci hanno abituati a questo e a ben altro. Ma è difficile non scorgere, in questo episodio, un’indifferenza che trascolora nel disprezzo, una trascuratezza che diventa discriminazione, in altre parole una sorda e cattiva ostilità verso gli stranieri. E questo rende una vicenda odiosa, se possibile, ancora più odiosa, qualora i fatti che ho segnalato venissero confermati. Per queste ragioni, pronunciare parole inequivocabili da parte della massima autorità cittadina e richiamare gli essenziali principi della convivenza, è davvero urgente e non eludibile.

So che Lei di questa vicenda ha già parlato, e con chiarezza, ma forse altre parole ancora più severe sono indispensabili.
La ringrazio dell’attenzione e la saluto cordialmente,