Pubblicato in 2016, Le notizie del portale a buon diritto il 28 apr, 2016

Caso Regeni, Manconi: Serve più decisione, giovani europei non vadano in Egitto

Caso Regeni, Manconi: Serve più decisione, giovani europei non vadano in Egitto | A Buon Diritto Onlus

Giulio RegeniAdnkronos, 27 aprile 2016

Sul caso di Giulio Regeni serve "più decisione o rischiamo di rimanere impantanati". A dirlo all'Adnkronos è il presidente della commissione diritti umani del Senato, Luigi Manconi, impegnato fin dall'inizio nella ricerca della verità sulla morte in Egitto del giovane ricercatore italiano.

"Esprimo le mie opinioni personali che non coincidono con quelle del governo. Ritengo che, se continuiamo a seguire quello che mi sembra un eccesso di prudenza, rischiamo di rimanere impantanati e privi di iniziativa, inevitabilmente subalterni a decisioni del regime" egiziano, afferma il senatore del Pd, dopo che a quasi tre settimane dal richiamo in patria dell'ambasciatore italiano in Egitto, Maurizio Massari, lo scorso 8 aprile, ancora non si registrano novità sul caso. "Io so che il governo italiano sta elaborando una serie di misure - rimarca Manconi - ma ritengo che esse debbano essere assunte senza por tempo in mezzo".

"Ripeto ciò che già mi è capitato di dire - continua il senatore- sembriamo patire una sorta di complesso di inferiorità, sottovalutando il fatto che nei confronti dell'Egitto ci troviamo in una posizione di forza. Faccio un esempio inequivocabile: mentre i complottisti di destra e di sinistra insinuano che alla resa dei conti a decidere sarà l'Eni, io penso l'esatto contrario. Il giacimento di gas di Zohr interessa all'Italia ma interessa altrettanto e ancor più all'Egitto".

"E non si dimentichi - sottolinea Manconi - che l'Italia è il secondo mercato europeo, e per certe merci il primo, per i prodotti egiziani. E ancora, è vero che il turismo in Egitto conosce una profonda crisi, ma rappresenta tuttora il 12-13% del suo Pil. Vogliamo o no esercitare una pressione democratica su tali relazione economico-commerciali? Non si tratta certo di dichiarare guerra all'Egitto, di rompere i rapporti, ma di ricorrere agli strumenti rigorosamente non bellici di cui disponiamo".

Manconi si "associa alla preoccupazione" della famiglia Regeni per l'arresto di Ahmed Abdallah al-Sheikh, amministratore della Commissione Egiziana per i diritti e le libertà (Ecfr), "persona nota, in ottimi rapporti con Amnesty International e diventato una sorta di consulente legale in loco per i legali italiani della famiglia" del ricercatore friulano. E, in merito agli arresti di questi giorni in Egitto, parla di "imprevedibile acutizzarsi delle tensioni".

"Questa esibita brutalità del regime - afferma - questa crescita dimostrativa e sfrontata di attività di repressione, alla quale può aggiungersi il gesto, non certo di derivazione istituzionale, ma comunque significativo, della conduttrice televisiva, che evidentemente ritiene di esprimere un sentimento diffuso da parte della opinione pubblica, tutto ciò mi fa dire che c'è un atteggiamento di sfida". "In altre parole - afferma infine Manconi - il messaggio" che viene dall'Egitto è "non dovete pensare che siamo sulla difensiva".

Per questo, l'associazione 'A buon diritto' guidata da Manconi ha lanciato oggi l'appello alla mobilitazione affinché "l'Egitto venga dichiarato paese in questo momento non sicuro, invitando i cittadini europei, in particolare 'i giovani contemporanei' del nostro continente, a non recarvisi".

"Qualche settimana fa - si legge sul sito dell'associazione - nel corso di una conferenza stampa promossa dalla Commissione diritti umani del Senato, Paola Regeni, con quel linguaggio dolce e potente che ha saputo elaborare dal proprio dolore, ha definito suo figlio "un giovane contemporaneo". "Giulio - si legge ancora - incarnava il sogno dei padri fondatori dell'Europa, il miglior risultato di quelle politiche di scambio culturale e integrazione su cui abbiamo puntato alcuni decenni fa e che tanto profondamente hanno cambiato le nuove generazioni del continente. Proprio per difendere questo pezzo fondamentale della nostra identità europea, l'uccisione di Regeni non può che portarci a considerare e dichiarare l'Egitto Paese non sicuro".