Pubblicato in 2016, Le notizie del portale a buon diritto il 20 apr, 2016

Carceri, si riaccende il dibattito sul 41 bis

Carceri, si riaccende il dibattito sul 41 bis | A Buon Diritto Onlus

art stam 20 aprLa Stampa, 20-04-2016
Francesco Grignetti

Il ministro Alfano: non si torna indietro. Manconi guida i favorevoli all’attenuazione

Si parla di carcere, nel carcere. E non è solo autocelebrazione. Il dibattito lungo due giorni che si intitola “Stati generali dell’esecuzione penale”, a Rebibbia, organizzato dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, è entrato anche nel vivo di alcune questioni delicate. Sul carcere duro, ad esempio, il famoso 41 bis, sono da registrare posizioni molto divergenti. Il ministro Angelino Alfano, ad esempio, è fermissimo nel dire che indietro non si torna. «Sono stato firmatario di varie forme di inasprimento del 41 bis: non me ne pento e sono contrario a forme di attenuazione. Non credo ci siano molte altre strade per evitare che i boss possano mandare messaggi all’esterno».

Di 41 bis si è parlato molto, nel corso degli Stati generali. «Deve tornare a essere - dice Beniamino Migliucci, presidente dell’Unione camere penali - quello che era: un blocco nelle comunicazioni con la criminalità esterna. Non una pena suppletiva». Ne hanno ragionato anche gli esperti del Tavolo tematico n. 2, dedicato alla “Vita detentiva”, che sulle attenuazioni al 41 bis si sono drammaticamente spaccati. I dirigenti dei penitenziari si oppongono infatti a ogni revisione che possa pregiudicare l’obiettivo di impedire contatti con l’esterno; non così i magistrati di sorveglianza, i volontari umanitari, i garanti per i diritti dei detenuti.

Uguale spaccatura si ravvede tra le posizioni di Angelino Alfano («Con il massimo riguardo alle attenzioni umanitarie di chiunque, sono contrario a qualsiasi attenuazione del 41 bis, sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista simbolico») e quelle del dem Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani del Senato. Pochi giorni fa, infatti, la «sua» Commissione ha spiegato in dettaglio che cosa è oggi il 41 bis. «Alle pareti non è possibile tenere fotografie o altre immagini... Vi sono una serie di restrizioni materiali che i detenuti, in tutte le carceri, hanno evidenziato. La possibilità dell’uso del fornelletto a gas solo durante il giorno e il divieto di cucinare i cibi, che possono solo essere riscaldati, rappresenta per molti una forte limitazione. Così come l’impossibilità di accedere al sopravvitto. Molti si lamentano del numero ridotto di canali tv disponibili in cella e del numero limitato di libri (fino a tre volumi alla volta) e di riviste che si possono tenere (i giornali sono solo nazionali, quelli locali non sono ammessi). Molti hanno segnalato una serie di problemi legati alla corrispondenza: a volte le lettere arrivano ma vengono consegnate a distanza di giorni, oppure non vengono spedite tempestivamente. Riguardo alla privacy, la presenza di telecamere in cella e a volte anche nei bagni e la possibilità per gli agenti di sorvegliare in qualsiasi momento il bagno da uno spioncino vengono percepite come una forte intrusione».

Ebbene, la commissione presieduta da Manconi auspica una modulazione diversa del 41-bis. E soprattutto dopo avere riscontrato che vi sono detenuti che rimangono sottoposti al regime speciale fino al giorno precedente l’uscita dal carcere. «Ciò appare davvero irragionevole, poiché vuol dire che nel giro di 24 ore una persona passa dal rappresentare un pericolo per la comunità al punto da richiedere un particolare regime di detenzione, a essere totalmente inoffensiva tanto da poter essere rimessa in libertà. Nel rispetto del principio della progressività del trattamento penitenziario, si raccomanda pertanto che sia garantito la cessazione dell’applicazione del regime di 41-bis per un tempo congruo in prossimità del fine pena». Posizioni inconciliabili, pare, perché Alfano resta contrario a qualunque concessione, per ragioni sostanziali, e anche simboliche.