Pubblicato in 2015, Le notizie del portale a buon diritto il 11 feb, 2015

Lampedusa sedici mesi dopo

Lampedusa sedici mesi dopo | A Buon Diritto Onlus

sbarchi11-02-2015

Gaia Romeo

Non sono morte di naufragio le vittime di lunedì del Canale di Sicilia. Ma di freddo, aspettando di essere salvate, o ancora più drammaticamente quando, già soccorse dalle motovedette della Guardia costiera, venivano trasportate a terra.
Erano poco più di un centinaio nel mare in burrasca non più pattugliato dall’operazione Mare Nostrum. Dal barcone, a centodieci miglia dalle coste di Lampedusa, già domenica pomeriggio qualcuno aveva chiamato con un telefono satellitare la centrale operativa delle Capitanerie di Porto di Roma. Subito erano partite da Lampedusa due motovedette, mentre le due navi d’altura, insieme a queste previste dall’operazione Triton, erano in porto per rifornimento e cambio equipaggio. Con il mare così grosso, si era ritenuto che la richiesta di un intervento sarebbe stata poco probabile.

Ma all’arrivo delle motovedette, già sette erano i morti di ipotermia, e ventidue versavano in condizioni gravissime. Sono morti prima di toccare il suolo, per il gelo delle lunghe ore necessarie ad arrivare a terra, date le condizioni difficilissime del mare – le onde erano alte come palazzi - , perché le due motovedette non potevano da sole soccorrere tutte quelle persone così lontano dalla costa , senza altro mezzo che le coperte termiche per riparare dal freddo quegli uomini già assiderati. Solamente nel pomeriggio di lunedì le motovedette hanno toccato terra a Lampedusa. I settantasette sopravvissuti sono stati portati nel centro di accoglienza dell’isola, e le salme disposte in sacchi di plastica e sistemate all’interno del vecchio aeroporto dismesso. I morti, per la gran parte ancora senza un nome e senza un volto, avevano tutti tra i 18 e i 25 anni.

Stamattina, mentre le bare venivano caricate su un traghetto diretto a Porto Empedocle, per ricevere sepoltura in quattordici cimiteri agrigentini, le motovedette italiane riportavano a Lampedusa altri nove profughi, che un mercantile aveva trovato aggrappati a due gommoni sinistramente vuoti. Loro sì, avevano fatto proprio naufragio nella bufera di lunedì pomeriggio, e si sono salvati attaccandosi ai tubolari, dopo che il mare in tempesta aveva capovolto le imbarcazioni. Ma degli altri duecento che si trovavano con loro non c’è traccia: sono stati inghiottiti dalle onde, hanno raccontato i sopravvissuti. E non è neanche questa la fine della tragedia, perché un quarto barcone sarebbe stato spinto, insieme agli altri, a mettersi in mare dalle coste libiche sotto le minacce dei trafficanti armati, malgrado le condizioni proibitive del mare, e sarebbe affondato dopo aver percorso poche miglia. Macabra contabilità: più di trecento i morti.

11 febbraio 2015: un anno e quattro mesi fa l’Europa si stringeva intorno alle oltre trecento bare dei morti dell’isola dei Conigli e giurava che mai più ci sarebbero state stragi del genere, e un paio di settimane dopo l’Italia lanciava l’operazione di salvataggio Mare Nostrum, che in un anno circa ha tratto in salvo più di centomila profughi.

Nel novembre e nel dicembre dello scorso anno Mare Nostrum è stata affiancata da Triton, l’operazione di pattugliamento dalle frontiere gestita dall’agenzia europea Frontex, dai mezzi e dagli scopi assai più contenuti. Se Mare Nostrum si spingeva fino alle acque libiche per soccorrere i migranti, Triton , il cui budget è ridotto di un terzo rispetto a quello previsto dall’operazione italiana ( da 9,5 a circa 3 milioni al mese), si limita a pattugliare le acque territoriali europee.
Il 31 dicembre l’operazione Mare Nostrum è definitivamente rientrata in porto, perché tacciata di essere eccessivamente dispendiosa , se non di favorire l’arrivo di profughi sulle coste italiane; benché da allora il numero degli sbarchi sia in verità aumentato.

E se già allora la Marina Militare aveva chiesto a che l’operazione potesse proseguire, perché Triton da sola non sarebbe stata sufficiente, innumerevoli voci si sono levate in questi giorni per dire che Mare Nostrum probabilmente avrebbe potuto risparmiare le vite di quei ventinove morti di freddo e di quei trecento annegati in mezzo al mare, perché ci si sarebbe accorti molto prima di quattro barconi in balia delle onde, e ci sarebbero stati i mezzi per salvarli in tempo.

Eh, quanti mari dovranno ancora attraversare, prima che li si possa chiamare uomini?

Fonte immagine: www.reporternuovo.it