Franco Mastrogiovanni

Mastrogiovanni era stato ricoverato quattro giorni prima, il 31 luglio, dopo che nei suoi confronti era stato disposto un trattamento sanitario obbligatorio. Restano ancora forti dubbi sulla legittimità del Tso a cui è stato sottoposto. 

Come mai un docente di 58 anni, descritto da colleghi, amici e familiari come un uomo buono e riservato - il “maestro più alto del mondo” secondo i suoi alunni-  quel giorno viene inseguito e accerchiato come un pericoloso criminale e prelevato con la forza dalla spiaggia.?

A dispetto dei certificati medici, Franco appare ai testimoni assolutamente calmo, tanto che viene accompagnato al bar da vigili e carabinieri, beve un caffè e un bicchiere d’acqua, poi va a farsi una doccia e si avvia verso l’ambulanza. La titolare del campeggio riporta le ultime parole di Franco prima di essere trasportato in ospedale: "non mi fate portare a Vallo (della Lucania) perché là mi ammazzano".

I familiari di Mastrogiovanni, in particolare la nipote Grazia Serra e suo padre Vincenzo Serra, da subito si sono battuti per ottenere verità e giustizia per Franco. Qualche anno dopo la sua morte i familiari hanno deciso di rendere pubbliche le immagini video riprese dalla telecamera del reparto dell’ospedale, e di concerto con loro ci siamo adoperati nel 2012 per far pubblicare il video integrale delle 87 ore sul sito online de L’Espresso

Le immagini sono dure, insopportabili, ma anche grazie a quel filmato è stato possibile ricostruire la vicenda e le responsabilità. Dopo nove anni di processo, nel 2018 sei medici e dieci infermieri sono stati condannati in via definitiva per il reato di sequestro di persona. La Cassazione ha confermato quanto ribadito da familiari e amici: Franco Mastrogiovanni non era aggressivo né agitato, non aveva rifiutato la terapia. Fu legato al letto mentre dormiva, in un ospedale che faceva ricorso alla contenzione in modo sistematico. 

Nel 2015 la regista Costanza Quatriglio ha girato un film sulla storia di Franco intitolato “87 ore. Gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni”. Dopo l’uscita del film il nostro presidente Luigi Manconi, all’epoca presidente della Commissione diritti umani, ha ospitato al Senato diverse proiezioni del film, in presenza della regista e dei familiari di Mastrogiovanni. 

Da anni A Buon Diritto si occupa di contenzione e si batte per l’abolizione di questa pratica lesiva dei diritti umani, promuovendo e sostenendo la campagna E tu Slegalo subito. Nel febbraio 2017 la Commissione diritti umani del Senato, di cui Luigi Manconi era all'epoca presidente, ha anche ospitato la presentazione del rapporto "Contenere la contenzione meccanica in Italia" curato da A Buon Diritto.

La contenzione è uno strumento di coercizione che era previsto dalla legge che la riforma Basaglia del 1978 ha abrogato, eppure è sopravvissuta e sembra anzi essersi ancora più diffusa nel tempo. 

In nome dello "stato di necessità" quella che dovrebbe essere una circostanza eccezionale e una extrema ratio è diventata la prassi per fronteggiare qualsiasi attrito, tensione, rifiuto e sottrazione da parte del paziente. Eppure non legare è possibile: sono diversi gli esempi virtuosi in questo senso. 

Dodici anni dopo la morte di Franco, non lo dimentichiamo.

E continuiamo a chiedere alle istituzioni il superamento di una pratica che toglie dignità, soggettività e storia riducendo l'essere umano a un corpo da domare. Serve una riforma sistematica delle pratiche di presa in carico e di cura che metta al primo posto la persona e il rispetto della sua dignità e dei suoi diritti. 

Perché a nessuno più succeda di morire legato.